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lucciole
Febbraio 16, 2024
NEWSLETTER

LUCCIOLE #3

La newsletter di Voice Over

#3 (del 17 febbraio 2024)

In questo numero vogliamo raccontarti un’altra storia di r-esistenza e di impegno attivo quotidiano. 

Probabilmente hai sentito parlare di Black Lives Matter, un movimento politico, sociale e decentralizzato, nato per denunciare e accendere una luce sul razzismo sistemico, la discriminazione e la disuguaglianza razziale subiti dalle persone nere negli Stati Uniti, in seguito alle brutali uccisioni di Trayvon Martin, Michael Brown, Eric Garner e Rekia Boyd. 

In Italia, si è parlato poco di quel movimento. L'uccisione di George Floyd nel 2020 per mano di un poliziotto bianco e le manifestazioni scoppiate in tutto il mondo, in seguito alla sua morte, hanno obbligato i giornali e le televisioni italiane ad occuparsene. 

Migliaia di persone, soprattutto italiane con diversi background migratori, sono scese nelle piazze ma, una volta che l’attenzione mediatica è scemata, nulla è realmente cambiato e le discriminazioni sono rimaste le stesse. 

In questi anni, sempre più persone, italiane con diverse origini, hanno deciso di rompere il silenzio e rivendicare le loro sofferenze, raccontando dai loro profili social, nei loro blog, in webinar online, nelle piazze o attraverso festival, episodi di discriminazione e razzismo sistemico, vissuti in Italia. 

Tra queste persone c’è anche Nogaye Ndiaye, la lucciola del terzo numero di questa newsletter. Abbiamo scelto la sua storia perché come tant3, ha scelto di porsi in modo attivo davanti alle ingiustizie, schierandosi apertamente in una società piena di meccanismi di oppressione. Ma soprattutto ha scelto di non rimanere in silenzio e di resistere attivamente. Questa è la sua voce. 


La voce di questo numero

La voce di questo numero è di Nogaye Ndiaye, giurista, scrittrice e divulgatrice su temi inerenti ai diritti umani. Durante gli anni dell’università, Nogaye ha aperto la pagina Instagram “Le regole del diritto perfetto”, un luogo di condivisione di problemi individuali e collettivi, diventato uno spazio sicuro dove ragionare e parlare di temi come i femminismi, il razzismo, il neocolonialismo, il privilegio e molto altro. 

Nogaye è stata anche una dell3 protagonist3 e membro del comitato creativo del festival Blackn[è]ss, primo festival in Italia che propone una rielaborazione dell'universo afrodiscendente, vero e proprio laboratorio di resistenza. Puoi leggere la sua intervista, “Essere felici in una società razzista è un atto di resistenza”, raccolta da Sara Manisera, nell’hub di Voice Over Foundation. 


La voce di Nogaye Ndiaye


Questa è la mia storia, la storia di un risveglio e di una grande rivendicazione. La mia nerezza”.


La si ascolterebbe parlare per ore. Per la sua schiettezza, per la capacità di chiamare le cose con il proprio nome, per la passione civile e la sofferenza che le trasudano da ogni sfumatura del volto. Nogaye Ndiaye non ama etichette e non le piace essere chiamata attivista antirazzista. Nogaye è una scrittrice, una giurista, una divulgatrice e molto altro, perché come lei stessa spiega “non mi considero un’attivista perché la mia esistenza mi ha obbligato a resistere nella società. Solo per il fatto di esistere, per il mio colore della pelle, devo resistere quando mi alzo dal letto”. Ed è per questo che si definisce una resistente attiva che ha scelto di non stare in silenzio e di non rimanere indifferente di fronte alle ingiustizie, alle forme di oppressione e discriminazione. E così, tra un esame di diritto costituzionale e uno di penale, Nogaye ha deciso di aprire la pagina Instagram Le regole del diritto perfetto”, raccontando, denunciando e condividendo ferite, questioni, temi e discriminazioni troppo poco discusse nella società italiana. A partire dal concetto di “privilegio”, che lei riassume come “assenza di discriminazione e di consapevolezza della posizione che si ricopre nel mondo. Se sei un uomo, bianco, ricco, il mondo ti sta bene perché sei stato posto al centro ed è stato costruito proprio per le persone come te. Io non ho il privilegio di camminare tranquillamente perché la società mi ha messo addosso uno stigma che parla per me. E quello stigma, la mia pelle, non posso togliermela di dosso”. 

Le sue parole sono un fiume che esonda da tutti gli argini e che inchiodano, chi ascolta, alla responsabilità. Perché se veramente ci si rende conto del proprio privilegio, della propria bianchezza, il primo passo è proprio quello di mettersi in ascolto, esercitando un senso di autocritica e prendendo consapevolezza del privilegio della propria vita per comprendere quella altrui. È un esercizio di ascolto ma anche di memoria quello a cui invita Nogaye, per fare i conti con il passato ma soprattutto con il presente. Perché se oggi in Italia ci sono ancora i ghetti dei lavoratori neri nelle campagne, i Centri di permanenza per i rimpatri (CPR), ovvero luoghi di confinamento per persone straniere, allora, evidentemente non si è ancora fatto il conto con la memoria del passato e con il colonialismo italiano. 


Ed è proprio il colonialismo, il sottotitolo provocatorio del suo libro “Fortunatamente nera. Il risveglio di una mente colonizzata” pubblicato nel 2023 per HarperCollins Edizioni. Un libro a metà tra memoir e saggio, un viaggio personale e collettivo che Nogaye regala e condivide con chi legge. Nogaye, infatti, nata in Italia da genitori di origine senegalese, è cresciuta in provincia e ha provato in tutti modi ad allontanare una delle sue anime. Per anni non è tornata in Senegal, si è sempre fatta chiamare Noghina “quando la mia mente era ancora colonizzata”, racconta, “per non essere vista come l’eccezione ma la normalità”. Poi un viaggio in Senegal le ha permesso di riabbracciare l’altra parte che aveva provato a nascondere, ovvero Nogaye. 

E quella S, messa anni prima davanti, nella poesia “Sfortunatamente nera” viene così rimossa per trasformare quel viaggio intimo e doloroso in un grande percorso di accettazione della propria nerezza. Ma come lei stessa ribadisce, “Questo non è un libro sul razzismo. Questa è la mia storia, la storia di un risveglio e di una grande rivendicazione. La mia nerezza. È un libro che non vuole educare le persone bianche ma è per le persone che si sentono come me”. 

Ancora una volta le sue parole libere diventano pietre. Scriveva Carlo Levi, “le lacrime non sono più lacrime ma parole”. Ecco che le sofferenze, le ferite aperte e le lacrime si trasformano in parole, in immaginari e quindi in realtà. Ed è quando la realtà prende forma che la storia di Nogaye diventa storia universale. Una storia di una persona comune che sceglie di non restare in silenzio e resistere di fronte alle ingiustizie. 


Approfondisci con noi

Per conoscere ancora meglio Nogaye e la sua storia, leggi l’intervista che le ha fatto Sara Manisera sul nostro hub.

Invece per approfondire il movimento Black Lives Matter, puoi leggere qui l’approfondimento di Sara Manisera.

Hai mai sentito parlare di profilazione razziale? Puoi approfondire leggendo l’approfondimento di Adil Mauro, qui


Altre risorse utili

Di letture sul tema ce ne sarebbero tante. La prima che consigliamo è proprio il libro di Nogaye Ndiaye, Fortunatamente nera: il risveglio di una mente colonizzata.

Altri testi molto utili per comprendere meglio le questioni legate al razzismo sistemico sono i due romanzi Americanah, di Chimamanda Ngozi Adichie, e Cassandra a Mogadiscio, di Igiaba Scego.

Se invece cerchi dei saggi, te ne segnaliamo due in particolare. Il primo è la raccolta di saggi Elogio del margine, di bell hooks, che è stata una scrittrice, attivista e femminista statunitense. Il secondo è di Angela Davis, attivista del movimento afroamericano statunitense, e si intitola La libertà è una lotta costante.

Cosa significa essere nerə in Italia? Il podcast Blackcoffee, a cura di Ariam Tekle & Emmanuelle Maréchal, lo spiega senza filtri. Puoi ascoltarlo a questo link.

Per approfondire tematiche legate all’attualità e alla cultura dal punto di vista di una persona razzializzata, ascolta a questo link La stanza di Adil, il podcast di Adil Mauro.


Alla prossima! 

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