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lina simons
Novembre 30, 2022
BLACKNESS

La mia musica è un miscuglio perché rappresenta me

La voce di Lina Simons, intervistata da Sara Manisera, FADA Collective

Blackn[è]ss fest è il primo festival in Italia che propone una rielaborazione dell'universo afrodiscendente. Eventi e tavole rotonde per riflettere sul concetto di nerezza, secondo un percorso di decolonizzazione del linguaggio e per discutere di temi come gli effetti sulla salute mentale della profilazione razziale, la discriminazione, il razzismo ma anche la musica, il cinema, i media e la rappresentazione. 

Voice Over Foundation ha scelto di accompagnare il festival in questo percorso e di raccontarlo per tutto l'anno, attraverso le voci di chi ne è protagonista.

Intervista a Lina Simons, artista e rapper. 

 

D: Ciao Lina! Ti puoi presentare? Chi sei e cosa fai? 

R: Mi chiamo Pasqualina De Simone, in arte Lina Simons, ho 24 anni e sono un'artista. Faccio musica da quando ho 12 anni, prima in cover band e concerti nel "paesello" dove sono cresciuta. All'età di 18 anni, quando mi sono trasferita a Londra, ho iniziato a scrivere e a farlo diventare il mio mestiere. 


D: Quando hai incontrato la musica? C'è qualcuno/a o qualcosa che ti ha ispirata? 

R: La musica è sempre stata una parte importante della mia vita. Ricordo che in casa c'era uno stereo karaoke con alcuni cd e mi divertivo a cantare. A 12 anni ho fatto un concorso musicale al paese, sono salita sul palco e... niente, ho cantato! Ho iniziato a prenderci gusto e da lì ho continuato, sono arrivate le prime opportunità ed eccoci qui! 


D: Ultimo progetto unisce diverse sonorità - dal grime rappato in campano ad influenze afrobeat e dance. Perché? 

R: Posso dire che la mia musica è un miscuglio, perché rappresenta me. Sono di origini nigeriane, cresciuta in un paese della Campania. Sono cresciuta in un ambiente multietnico e sono contenta di portare questo elemento nella mia musica perché la contraddistingue e la rende unica. Dal punto di vista creativo e artistico, scrivo i testi e mi confronto con la squadra con cui collaboro. C'è uno scambio continuo e costante di idee. Il mio produttore - Marco Gransta, ndr - mi traduce, mi decodifica, non so come ma lui riesce a cogliere tutta una serie di pensieri e trasformarli in beat, suoni e musica. E alla fine esce un bel miscuglio!


D: Lina di 10 anni fa. E Lina di oggi. 

R: Sono cambiata molto in questi dieci anni grazie alle esperienze che ho vissuto. Sono più matura, ho scelto di andare all'estero, a Londra, perché sapevo che lì ci sarebbero state molte più possibilità per me, a differenza dell'Italia. Ero stanca di alcune cose che in Inghilterra non devo più affrontare. 


D: Ci siamo conosciute al Blacknéss Fest. Nel tuo intervento hai detto molte cose, tra queste "Solo io so cosa ho vissuto da donna nera italiana. (...) Ma lasciateci la libertà di essere solo artisti". 

R: La comunità afro-italiana o diciamo le cosiddette seconde generazioni stanno iniziando ad emergere ora in Italia, soprattutto in campo artistico. Spesso, ci si aspetta che dall'artista che appartiene a una minoranza arrivi un determinato discorso. Se parli di altro, passi per ipocrita. Io come persona subisco ogni giorno determinate situazioni e molte volte uso la mia musica per esprimerle, altre volte, invece non voglio pensarci. I miei problemi non sono l'unica cosa che mi definiscono come persona, ho tantissime altre cose da raccontare nella mia musica che non siano solo traumi. Voglio anche dire che se fai musica e hai una piattaforma per diffonderla è bene che tu possa usarla per trattare certi argomenti ma la cosa più importante è lasciare la libertà artistica senza avere chissà quale pressione su determinati argomenti. 


D: Collaborazioni e produzioni musicali. Ci racconti come e con chi collabori? 

R: Nel 2020, ho firmato un contratto con l'etichetta MINE Music Label. Sono contenta di lavorare con loro perché cercano di capire Lina come persona e perché sono dei veri professionisti. Sono persone da cui si può solo imparare. Collaboro anche con altri artisti e producers. Per esempio In the block l'ha fatto Strange Beat che è un producer pugliese. In generale, fin da quando ero indipendente, ho sempre collaborato con producers, video producers, amici e persone che hanno portato valore nella mia musica e mi hanno aiutata ad essere la Lina che sono oggi. 


D: Quando e come scrivi? Il processo di scrittura come avviene? 

R: Sono molto incostante, non sono una macchina, sono una persona e sono un'artista. Ci sono giorni dove riesco a trasformare le mie emozioni in parole, altri, invece, dove voglio solo oziare. Mi piace moltissimo andare in studio, stare da sola e scrivere. Scrivo meglio in studio perché lì si crea un'atmosfera particolare. È come se andassi in trance e le parole escono fuori naturalmente. Chiaramente non accade per tutti i pezzi, ogni giorno. Come ho detto, preferisco sempre la qualità alla quantità. 


D: Sogni e progetti nel cassetto? 

R: Ho tanti progetti in cantiere. I pezzi che ho realizzato in questi anni sono sempre stati un miscuglio e presto tutto questo avrà ancora più senso [ride!]. E sui sogni, vorrei collaborare con Nathy Peluso [ride ancora]. 

 

 

 

 


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