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lucciole
Maggio 10, 2025
NEWSLETTER

LUCCIOLE #9 - DARIO SALVETTI

La newsletter di Voice Over

Dentro questa newsletter trovi una storia dentro la Storia: una storia di lotta operaia, di resistenza, di mutualismo territoriale, e di immaginazione. Una storia di una comunità e di un territorio intero che si stringe attorno a questa lotta per la giustizia, la dignità e il futuro. 

È la storia del collettivo di fabbrica ex GKN, una struttura operaia creata nel 2017, nello stabilimento GKN di di Campi Bisenzio. Dal 9 luglio 2021 il Collettivo di fabbrica diventa protagonista, insieme alla struttura sindacale, della vertenza contro la delocalizzazione dello stabilimento attraverso l’assemblea permanente e l’autogestione della fabbrica. Lancia la parola d’ordine Insorgiamo e si forma così un movimento di solidarietà che si organizza attorno al gruppo di supporto.

Una storia che mostra come sia sempre più necessario “convergere”, tessendo alleanze tra movimenti, lotte, portando avanti la mobilitazione nelle strade, nelle piazze e nei posti di lavoro. Per leggere questa storia, però, è necessario comprendere alcuni concetti. 

Il primo è quello di finanziarizzazione dell’economia: il concetto si riferisce al ruolo del capitale finanziario nel determinare le decisioni economiche, a scapito dell’economia reale e delle persone. Le multinazionali si concentrano sempre più sul profitto a breve termine, spesso a discapito dei lavoratori e delle comunità. 

Nel caso di ex GKN, la decisione di licenziare i dipendenti è una chiara conseguenza di questa logica, dove la razionalità economica è dettata dagli azionisti e dalle logiche di mercato, ignorando gli impatti sociali. L'obiettivo di massimizzare i guadagni a breve termine ha portato alla chiusura degli stabilimenti, nonostante gli investimenti pubblici e il supporto sociale ricevuto. Questo fenomeno evidenzia come l'industria venga ridotta a un semplice strumento per generare profitti finanziari, anziché contribuire al benessere dei lavoratori, delle lavoratrici e dei territori. La responsabilità sociale viene spesso sacrificata sull'altare della massimizzazione del valore per gli azionisti.

Gli altri concetti sono: “cooperativismo” e "azionariato popolare”. 

Il cooperativismo è un modello economico che si basa sulla gestione collettiva delle risorse da parte di chi lavora, in contrapposizione alla logica del profitto individuale e all'accumulazione di capitale da parte di pochi. Esso implica una condivisione equa dei guadagni e delle responsabilità, promuovendo il benessere comune e la partecipazione attiva dei lavoratori nella gestione dell'impresa. Nella lotta degli operai della ex GKN, l'idea di cooperativismo si è tradotta in un tentativo di prendere in mano le sorti e la gestione dell'azienda. 

L’azionariato popolare, invece, consiste nel trasferire parte del controllo di un'impresa dalle mani di pochi grandi azionisti a quelle di una comunità di lavoratori e cittadini. Nel caso della ex GKN, gli operai hanno tentato di sperimentare una forma di azionariato popolare coinvolgendo cittadin3, associazioni, cooperative e il territorio per salvaguardare i propri posti di lavoro e mettere in pratica un altro modo di gestione della fabbrica. 

Spiega Dario Salvetti, del collettivo ex GKN: “Noi non accettiamo il concetto per cui una multinazionale possieda privatisticamente la possibilità di distruggere i posti di lavoro per il profitto, la speculazione finanziaria o immobiliare. I posti di lavoro appartengono al territorio e sono un bene sociale nel senso che un posto di lavoro ha diverse funzioni, tra cui quelle di produrre qualche cosa, ma è anche il risultato di generazioni di competenze, di persone che hanno creato quel posto di lavoro. In più, dal 9 luglio 2021, se c'è qualcuno che ha difeso i posti di lavoro alla fabbrica, è il territorio, le lavoratrici e i lavoratori, il mutualismo, la cultura, gli Arci, i centri sociali, le comunità cattoliche di base. Quindi chi difende il lavoro possiede un equity morale su quel lavoro, su quella fabbrica e ha quindi il diritto di discutere come farla ripartire”. 

Abbiamo scelto la voce di Dario Salvetti e di tutta la fabbrica ex GKN perché dentro la loro lotta, fatica e mobilitazione, non c’è solo la loro lotta. Ci sono tante lotte e tante rivendicazioni: contro le grandi opere inutili; contro il precariato; contro un governo che ha distrutto i diritti sociali, sindacali, politici; contro le guerre e l’industria delle armi; contro chi distrugge i territori e l’ambiente solo per il profitto privato. Ecco allora, che la loro mobilitazione diventa una pratica a cui ispirarci e in cui far convergere altre lotte. 

Questa è la loro voce. 

Grazie per essere qui con noi.

Buona lettura!

Il team di Voice Over


La voce di questo numero

Dario Salvetti, operaio metalmeccanico e delegato sindacale FIOM, fa parte del Collettivo di fabbrica della ex GKN di Campi Bisenzio, fondato nel 2017 e costituito dai lavoratori in assemblea permanente nello stabilimento. Ha scritto insieme a Gea Scancarello “Questo lavoro non è vita. La lotta di classe nel XXI secolo”. Se ti sei persə l’intervista che abbiamo fatto, puoi riascoltarla sulla pagina Instagram di Voice Over.

La voce di Dario Salvetti e del collettivo ex GKN 

“La convergenza non vuol dire coincidenza ma significa sommare le varie tematiche di lotta in maniera tale da riuscire ad andare alle radici del problema sistemico di ogni lotta. 

Il nostro motto è “Insorgiamo”: in qualche modo dobbiamo tutti quanti provare a cambiare i rapporti di forza radicalmente laddove ci troviamo con una forma di responsabilizzazione collettiva. Quindi la lotta non è semplicemente appoggiare GKN, ma è lottare dove ci si trova”. 

Se dovessimo immaginare uno scontro tra il lavoro e il capitale finanziario e si facesse uno zoom sulla fabbrica ex GKN, troveremmo un villaggio che resiste disperatamente contro tutti i rapporti di forza, intrecciando tante lotte e tante storie. Questa, infatti, è una storia locale ma anche nazionale e globale. La ex GKN di Firenze è di fatto l’ex Fiat di Firenze ed è la parabola della storia dell’automotive di questo Paese. Una parabola di un settore che ha perso decine di migliaia di posti di lavoro, pur in presenza di cospicui finanziamenti pubblici a una multinazionale, oggi Stellantis, prima FCA-Fiat. Ma la storia di questa fabbrica in assemblea permanente e senza stipendio da oltre 15 mesi è anche una storia di consumo di suolo e distruzione del paesaggio, perché la Fiat di Firenze che si trovava nella zona nord di Firenze, e poi trasferitasi a Campi Bisenzio, ha consumato suolo e ha lasciato, a distanza di 30 anni, uno stabilimento quasi vuoto perché la proprietà - il fondo speculativo Melrose - ha deciso di fare profitti attraverso la speculazione immobiliare e finanziaria, con una strategia chiamata “spezzatino e vendita” che ha portato il 9 luglio 2021 al licenziamento di tutti gli operai. Ma in questa storia gli operai si sono opposti, si sono organizzati e mobilitati contro la deindustrializzazione e contro un’industria che inquina e uccide. “A ottobre 2022, abbiamo presentato un piano industriale dal basso, dotandoci di strumenti come il cooperativismo, l’azionariato popolare e una richiesta di intervento pubblico attraverso un consorzio regionale. Per produrre cosa? Per produrre prodotti ecologicamente avanzati che possono essere usati nelle comunità energetiche, nelle cargo bike e nell’attivismo solidale”, spiega Dario Salvetti. Unire la produzione “giusta” e il lavoro come bene sociale per la comunità, a partire dalla mobilitazione. “Fuori dalla mobilitazione non c’è salvezza. Ma per vincere la singola lotta - l’abbattimento di un bosco, una grande opera pubblica, la chiusura di una fabbrica, un genocidio in corso - è necessario coinvolgere l’intero spettro delle questioni umane. Dentro il nostro licenziamento c'è il consumo di suolo, la finanziarizzazione dell'economia, la mancanza di politiche industriali, i decenni di arretramenti delle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici. Per resistere e interessare l’intera società, la lotta non deve parlare solo a se stessa. Deve essere in grado di parlare con più lotte. La vera alternativa la si costruisce solo in convergenza. Le lotte più importanti sono quelle che resistono per decenni e che lasciano, oltre alla resistenza, anche una progettualità. Ad esempio, sappiamo che il movimento No Tav esiste da decenni e anche se non lo nominiamo, continua ad essere di ispirazione nelle modalità con cui si è organizzato”, dice Salvetti. 

Ma per costruire progettualità e nuovi immaginari è necessario rimettere al centro altri valori e “miti” a partire dalla “buona vita” e dai “bisogni vitali”. Ed è per questo che è fondamentale cambiare la narrazione, smettendo di parlare di crescita a tutti i costi, di PIL, di accumulazione di profitti e di economia che uccide la vita: “quando si dice che bisogna raddoppiare il prodotto interno lordo, di fatto stiamo dicendo di produrre più armi, di finanziare il fossile. E questa è la ricetta per la devastazione dell’umanità. Noi invece vogliamo la vita e vogliamo un piano sociale pubblico di riconversione e transizione che arrivi dalle lotte e dalle mobilitazioni. Perché solo con le lotte potremmo indicare le soluzioni per i territori che viviamo, per le aziende in cui lavoriamo, per le scuole e i quartieri. Ecco allora che il nostro motto è “Insorgiamo” e in qualche modo dobbiamo tutti quanti provare a cambiare i rapporti di forza radicalmente laddove ci troviamo con una forma di responsabilizzazione collettiva. Quindi la lotta non è semplicemente appoggiare GKN, ma è lottare dove ci si trova”. 


Altre risorse per approfondire

Se vuoi saperne di più su mobilitazioni, fabbriche co-gestite e lotta di classe: 

"Le fabbriche della cooperazione" di Marco Semenzin

 Un'analisi delle imprese recuperate e autogestite in Italia e Argentina, che esplora le pratiche lavorative quotidiane e la cultura organizzativa alternativa.

"Questo lavoro non è vita. La lotta di classe nel XXI secolo. Il caso GKN" di Dario Salvetti e Gea Scancarello 

Un racconto dettagliato della lotta degli operai della GKN, che hanno intrapreso un percorso di autogestione e azionariato popolare per salvare il loro posto di lavoro.

"Hanno vinto i ricchi" di Riccardo Staglianò

Staglianò analizza come le disuguaglianze economiche siano aumentate negli ultimi decenni, con un focus particolare sull'Italia, e come le politiche neoliberiste abbiano contribuito a questa situazione. ​


4 consigli dal team di Voice Over

Il podcast “Mario Paciolla. Tre anni senza verità”, di Carla Manzocchi, con la regia di Leonardo Patanè.

Il libro “Reincantare il mondo” di Silvia Federici. 

L’articolo “A cartography of genocide”, pubblicato da Forensic Architecture. 

il libro “Una maschera color del cielo” di Bassem Khandaqji.

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