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atacama
Gennaio 26, 2022
Giustizia Climatica

Litio, cobalto, nichel e macchine elettriche: gli impatti nascosti della transizione ecologica e le soluzioni per cambiare direzione

Approfondimento di Sara Manisera, FADA Collective

"Il deserto di sale sta morendo e questo riguarda tutta l'umanità, ma gli uomini non lo capiscono. Vedono solo l'energia. I paesi che comprano il litio dovrebbero capire che se nel deserto non ci sarà più acqua per noi sarà la morte. Qui non c'è solo energia, stiamo combattendo per le nostre vite". Non usa mezzi termini Sonya Ramos, attivista cilena e leader indigena delle popolazioni del Salar, protagonista di una marcia di 350 chilometri attraverso il deserto fino alla città di Antofagasta per sollecitare le autorità a non espandere ulteriormente l'estrazione del litio. La sua intervista, rilasciata al Guardian, che ha anche girato un video a riguardo, è stata rilanciata anche nel sito di Internazionale e mette in guardia l'umanità intera.

Il litio, infatti, è un elemento essenziale per le batterie dei computer portatili, dei telefoni cellulari, degli schermi al plasma e delle auto ibride ed elettriche. Solo negli ultimi dieci anni, con l'aumento della domanda di questi prodotti, la domanda di litio è aumentata dell'8% e si stima che entro il 2030 potrebbe crescere di dieci volte. L'aumento della domanda sta portando multinazionali a spingere governi e autorità locali ad ampliare l'estrazione di questo materiale.

Attualmente, la quasi totalità del litio necessario per soddisfare il mercato di batterie europeo è importata dall'estero. Data la distribuzione geografica, il problema principale dell'Europa consiste infatti nell'approvvigionamento. Stando ai dati più recenti della US Geological Survey, le riserve mondiali di litio ammontano a 21 milioni di tonnellate, e sono concentrate in una manciata di paesi sotto forma di soluzioni saline e minerali; in Australia, Cina e nel cosiddetto "Triangolo del Litio", un'area tra Cile, Argentina e Bolivia che detiene più della metà delle riserve mondiali.

Il boom di questa tecnologia ha trasformato la fascia desertica salata dell'Atacama, nel nord del Cile in una delle aree minerarie più sfruttate, distruggendo il fragile ecosistema del deserto. Il litio, infatti, si ottiene attraverso un processo di evaporazione dell'acqua, che è molto scarsa nel Salar di Atacama, il lago salino responsabile del 40% della produzione mondiale di litio. Qui, le attività di estrazione hanno consumato il 65% della quantità d'acqua presente, aggravando la crisi idrica che il Cile sta già fronteggiando. Inoltre, le contaminazioni dalle sostanze tossiche utilizzate nell'attività estrattiva hanno contribuito a un ulteriore impoverimento e inquinamento delle falde acquifere.

Se è vero che la transizione oltre i combustibili fossili non e più rinviabile, è altresì vero che gli impatti dell'estrazione dei minerali necessari alla cosiddetta "Transizione Ecologica" - litio, cobalto, nichel, manganese - rischiano di creare enormi danni ambientali e sociali. "L'aumento senza precedenti della domanda di queste e altre materie prime pone gravi rischi connessi ai diritti umani e all'ambiente e solleva la questione di quanto sia realmente sostenibile ed equa una transizione basata sulla diffusione di massa dei veicoli elettrici", si legge del rapporto pubblicato a dicembre 2020, intitolato "The Battery Paradox", curato dal centro di ricerca indipendente sulle multinazionali SOMO.

Solo il settore dei trasporti, rappresenta circa un quarto delle emissioni globali di CO2 nel 2019, con oltre il 70% proveniente dal trasporto su strada. È chiaro che queste emissioni devono essere frenate se si vogliono raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi sul clima. Ma l'eliminazione graduale delle auto a combustibile fossile a favore dei veicoli elettrici può portare a un costo sociale e ambientale inaccettabilmente alto.

I veicoli elettrici sono spesso presentati come la soluzione definitiva per la riduzione delle emissioni. Dopo tutto, funzionano a batterie invece che a petrolio, eliminando le emissioni di scarico di CO2 dei motori tradizionali. Questo è il motivo per cui i governi di tutto il mondo stanno adottando politiche per eliminare gradualmente auto a benzina e diesel e stimolare una massiccia diffusione dei veicoli elettrici. Questo ha già portato a un boom mondiale della produzione e delle vendite di auto elettriche, che non farà altro che accelerare nei prossimi anni.

Rimanere ancorati a mezzi diesel e benzina o aumentare la produzione di veicoli elettrici, tuttavia, non è la soluzione. Come suggeriscono gli autori del rapporto, è necessario considerare gli impatti lungo tutta la filiera. E ciò significa costruire una filiera basata sulla giustizia ambientale e sociale, ridurre la domanda di minerali ed energia, attraverso politiche e strategie di ride-sharing, car-sharing e potenziamento dei trasporti pubblici.

È necessario inoltre investire nell'efficienza dei materiali: usarne di meno, progettare batterie che possano essere disassemblate e riciclate.

In conclusione, bisogna consumare meno energia, riciclare di più, ridurre le automobili nelle strade e soprattutto cambiare l'approccio di un'economia oggi basata sulla massimizzazione dei profitti e su consumi eccessivi. È tempo di costruire un'altra economia che tuteli i diritti delle comunità locali, le generazioni future e l'ambiente.


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