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reddito di base
Luglio 20, 2022
Giustizia Sociale

Un reddito di base per tutt*, utopia o necessità?

Approfondimento di Alessandro Sahebi

No, non è il sogno ingenuo di qualche folle scollegato con la realtà. Il reddito di base universale (abbreviato in UBI (1)) è un tema serio e attuale, per qualcuno di massima urgenza. Ne esistono diverse teorizzazioni sia dal punto di vista ideologico che economico (2), centinaia di esperimenti pilota in tutto il mondo e una petizione continentale all'indirizzo della Commissione Europea che, seppur non abbia raggiunto l'ambizioso quorum, ha sfiorato le 300mila firme. Con l'Italia tra i paesi più aperti alla misura.

Cosa sia l'UBI e perché sia urgente e necessario implementarlo, almeno da un punto di vista sociale, lo spiega Sarath Davala, sociologo indiano, attualmente Presidente di Basic Income Earth Network e coautore del libro: 'Basic Income: a transformative policy for India'. 

Davala, oltre ad aver supervisionato esperimenti pilota sull'UBI in India è anche esperto di tematiche legate all'inclusività di genere e ha rilasciato un'intervista a Voice Over Foundation.

Innanzitutto abbiamo chiesto a Sarath, che cosa sia il reddito di base universale. Come detto esistono numerosi modelli, principalmente di ispirazione socialdemocratica (3) ma non mancano teorizzazioni marxiste, come quella delI'economista Michael Roberts, o quelle di destra liberale, se includiamo la Negative Income Tax dell'economista premio nobel Milton Friedman.

Il prossimo approfondimento affronterà il reddito di base universale anche dal punto di vista economico.


D: UBI: che cos'è?

"L'UBI è un reddito dato a tutti i cittadini indipendentemente dalla propria condizione economica. Non è un sussidio di povertà ma una redistribuzione della ricchezza in modo orizzontale. Al netto delle diverse varianti, il reddito universale ha cinque caratteristiche che lo definiscono. Innanzitutto, come dice il nome, è universale: è dato a tutti senza alcun principio di merito. Secondariamente è distribuito con una forma di reddito diretta (denaro, ndr) e non con voucher o buoni per il cibo: in questo modo chi lo riceve autodetermina i propri consumi. Terza caratteristica è la sua natura individuale: oggi molti sussidi sono elargiti ai nuclei familiari ma questo a volte imprigiona le donne o i soggetti marginalizzati in famiglie da cui vorrebbero emanciparsi. Quarto elemento è la temporalità: l'UBI viene distribuito ogni mese, tutti i mesi. Infine è incondizionato, ovvero non dipende dallo stato di ricchezza o povertà o dalla sussistenza di una particolare condizione lavorativa".


D: Quella della pigrizia è una delle resistenze più comuni: il reddito di base secondo la litania generale (in Italia si è visto con il reddito di cittadinanza) renderebbe le persone pigre e poco attente alla propria crescita in comunità. Da un punto di vista individuale, perché dare un reddito a chiunque senza alcuno sforzo?

"L'idea che tutto ciò di cui abbiamo bisogno possa essere soddisfatto solo per mezzo del lavoro e della fatica ha radici nell'ideologia affermatasi con la rivoluzione industriale (4) ma oggi più che mai dobbiamo fare i conti con ciò che e avvenuto nelle ultime tre decadi in tutto il mondo. Il lavoro è diventato sempre meno costoso, con grandi vantaggi produttivi ma con un progressivo indebolimento di chi lavora. Crescono i lavori flessibili, gli autonomi, i precari ma soprattutto i disoccupati. Un numero enorme e crescente di individui sta sprofondando nella precarietà e noi sappiamo che un sistema cognitivo instabile ha grossi costi sociali e di salute che in prima istanza riguardano l'individuo e poi la società. Cosa succede dunque ad una persona che non può programmare la propria vita? Probabilmente rimarrà imprigionata in dinamiche dannose e questo inciderà sulla collettività negativamente. L'UBI cerca di risolvere alla radice il problema, attraverso la convinzione che un essere umano mentalmente libero contribuisce meglio alla società. Una convinzione comprovata da centinaia di esperimenti pilota e locali in tutto il mondo (5)".


D: Il cittadino riceve dunque il minimo necessario per vivere una vita dignitosa?

"Non solo. Riceve innanzitutto il diritto di dire no. No ad un lavoro degradante, no ad un ricatto spinto dal bisogno. Numerose categorie marginalizzate, ad esempio le donne in molte aree del mondo, hanno cosi la possibilità di potersi autodeterminare e dare alla società il loro contributo in quanto persone e non in quanto ingranaggi. Poter dire no ad una condizione familiare violenta risolverebbe parte delle conseguenze legate alle violenze di genere, liberandosi".


D: Quando raccontiamo del reddito di base subito veniamo additati come sognatori. È così?

"Da un punto di vista prettamente filosofico l'UBI è l'affermazione che ogni cittadino debba vivere dignitosamente. A noi sembra impossibile, eppure sappiamo che le risorse ci sono, sono solo distribuite male. Ognuno di noi dovrebbe essere fruitore, ad esempio, delle risorse che la natura ci mette a disposizione. Eppure sappiamo che spesso sono detenute da poche persone che generano profitti dai bisogni primari delle comunità a cui hanno sottratto un bene comune. La stessa tecnologia oggi produce benessere e salute per tutti eppure la ricchezza che genera è gelosamente custodita da poche aziende. La chiave filosofica, ma anche economica (6), c'è e si chiama redistribuzione".


D: Poco fa si è tenuto un referendum su scala europea eppure in molti chiedono un UBI internazionale. A fronte delle recenti crisi diplomatiche un reddito su scala mondiale si può ritenere una strada percorribile?

"Solo se osserviamo con attenzione il processo di crescente globalizzazione culturale. Gli individui oggi sono sempre più cittadini del mondo e il concetto di nazionalità forse va rivisto. Le persone, contrariamente ad un tempo, si sentono più affini anche con coloro che abitano lontano proprio perché sono più connesse dalla tecnologia e dal sistema produttivo: oggi aziende italiane producono in India, significa che ciò di cui ha bisogno un italiano è strettamente connesso con la qualità della vita di un indiano. Le comunità umane sono sempre più vicine e interconnesse tra di loro e non e impensabile la convinzione che presto dovremmo considerare i bisogni e i diritti di chi ci è lontano. Per questo i benefici dell'UBI dovrebbero essere allargati su scala mondiale".


D: Per concludere: come si sostiene il reddito di base universale?

"Questa è la domanda più comune, forse la resistenza maggiore. L'UBI scardina il binomio esistente tra reddito e lavoro e solo per questo motivo sembra una misura ai margini del pensabile. Le risorse globali oggi conoscono un costante sbilanciamento a favore dei più ricchi e la redistribuzione e diventata oggi più che mai un'iniziativa urgente e necessaria. Ma prima, forse, dovremmo trovare il modo per cambiare il paradigma in cui siamo immersi. Sono sicuro che tra non molto l'UBI possa essere realtà".



(1) Universal basic income o unconditional basic income nella sua versione che pone l'accento sul carattere di incondizionatezza del reddito.

(2) Per un approfondimento si consiglia "Reddito di base, una proposta radicale" di Philippe Van Parijs e Yannick Vanderborght. Il Mulino 2017.

(3) Raramente nelle teorizzazioni viene tuttavia esplicitata la radice ideologica.

(4) A tal proposito si consiglia la lettura del saggio "La grande trasformazione" di Karl Polanyi, tradotto in italiano da Piccola biblioteca Einaudi.

(5) Per la lista di esperimenti si consiglia https://basicincome.Stanford.Edu/experiments-map/.

(6) Tutte le teorizzazioni principali prevedono un maggiore prelievo di redditi e patrimoni e solo in alcune versioni il ritorno delle risorse naturali a bene comune. Esempio virtuoso è quello dello stato dell'Alaska, le cui caratteristiche possono essere lette in modo panoramico qui https://en.Wikipedia.Org/wiki/alaska_permanent_fund. Deve essere specificato tuttavia che l'APF non risponde ai 5 criteri sopra elencati, non essendo incondizionato ed essendo annuale.


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