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Leo da pressa
Ottobre 28, 2022
Giustizia Sociale

Le persone che vivono nelle favelas devono saper raccontare le proprie storie: per questo ho dato vita a Favela Academy

la voce di Leo de Souza Santos, intervistato da Sara Manisera, FADA Collective

FavelAcademy è un laboratorio di sceneggiatura cinematografica per i residenti delle periferie di Rio de Janeiro. L'obiettivo di FavelAcademy è quello di formare, riconoscere nuove voci, narratori e narratrici, e sovvertire la logica di accesso alle risorse necessarie per entrare nell'industria audiovisiva. Il Brasile, ultimo Paese ad aver abolito la schiavitù nelle Americhe, ha ancora oggi le ferite aperte della colonizzazione europea. La mancanza di servizi di base, come alloggi, servizi igienici, istruzione, spesso colpisce i discendenti delle persone che sono state rese schiave. Ma non solo. La mancanza di accesso alle risorse è presente anche nel mondo culturale. In Brasile, la favela è sempre stata l'ambientazione di film, serie e telenovele televisive, ma le sue storie sono raccontate dalla stessa élite che domina l'audiovisivo nel Paese, solitamente uomini ricchi e bianchi. 

FavelAcademy vuole rompere questo circolo vizioso, aprire nuovi spazi e dare agli abitanti della favela gli strumenti per scrivere le proprie storie. 

Voice Over Foundation ha scelto di sostenere FavelAcademy in questo percorso, in partnership con l'Istituto Guetto, grazie all'idea del regista e documentarista Leo de Souza Santos. 


Intervista a Leo de Souza Santos, regista e sceneggiatore, fondatore di FavelAcademy.

 

D: Puoi presentarti? Chi sei e cosa fai?

R: Sono Leo Santos, documentarista e sceneggiatore. Prima lavoravo come graphic designer poi, nove anni fa, ho scelto di diventare un regista e fare film. Durante la pandemia stavo facendo molti corsi online e ho iniziato a pensare alle persone che non potevano avere questa opportunità, così ho riflettuto su come condividere ciò che avevo imparato in tutti questi anni. Ho iniziato a contattare e raggiungere diverse persone che vivono nelle favelas, in alcune periferie e aree remote del Brasile. 


D: Perché hai deciso di rivolgerti alle persone che vivono nelle favelas e in altre aree remote? 

R: Qui in Brasile ci sono molti film girati nelle favelas, ma non sono scritti da persone che vivono lì. In genere si tratta di persone ricche e bianche, che guardano le favelas e inseriscono la loro visione nella rappresentazione delle favelas. Mi sono quindi chiesto come cambiare l'industria cinematografica per permettere alle persone delle favelas di raccontare la propria storia. Ho pensato che fosse importante non solo dare l'opportunità di imparare a chi non ce l'ha, ma anche far capire loro che devono raccontare la propria storia. Le favelas sono un mix di caos e bellezza, di storie e culture diverse di persone diverse. Le favelas hanno un potenziale molto più ampio, non ci sono solo storie legate alla criminalità e alla violenza, c'è molto di più.


D: Puoi dirci qualcosa di più su chi sono i partecipanti?

R: Le persone provengono da diverse zone del Brasile e da diverse favelas di Rio; ci sono giovani ma anche persone più anziane. Sono rimasto molto sorpreso dalla loro passione per il cinema e la scrittura. Sono molto curiosi e loro stessi hanno storie molto forti. Penso di imparare più io da loro, ci scambiamo molto. Io trasmetto alcune tecniche, ma sono sicuro di imparare più io con loro che loro con me. 


D: Puoi dirmi com'è strutturata la Favela Academy? 

R: Il corso è strutturato in 12 lezioni. La prima parte offre una panoramica generale - principi e tecniche, logline, trama, come strutturare una sceneggiatura, dialoghi, genere ecc. Ho dato loro un esercizio molto semplice su come e dove trovare l'ispirazione. Ho messo un quadro, un pittore, e ho detto loro di scrivere una storia e una scena. Ho anche detto loro che per uno scrittore è importante esporsi. Abbiamo analizzato anche alcuni film, per esempio la scena iniziale del Padrino. Ho insegnato loro anche i principi del famoso sceneggiatore americano Robert McKee, "Mostra, non spiegare". E ho dato loro un consiglio fondamentale: non indossate le cuffie. Come sceneggiatore, devi ascoltare le conversazioni delle persone. È così che fa un buon sceneggiatore. 


D: Cosa ti aspetti da questo corso? Qual è il prossimo passo?

R: Per scrivere una sceneggiatura ci vogliono sei mesi, fino a un anno, quindi non ho chiesto loro di presentare una sceneggiatura, ma di scrivere una storia, un profilo di un personaggio. È un buon inizio perché è importante capire chi è il personaggio, da dove viene, se è ricco o povero, qual è la sua religione. Ci sono molte domande da fare per costruire un personaggio. Ma, al di là di tutto, per me è molto importante che questo percorso culturale di cambiamento sia iniziato. 

 

 Photo credits: Bando Studio


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